Adriana e Anna
- voci coro
- 11 mar
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 1 apr
Sognatrici di bellezza, custodi di rinascita
Ogni mattina sono solito comprare i miei due quotidiani, quello per la stampa locale e quello per la nazionale.
Ci sono giorni in cui li sfoglio al bar davanti al mio consueto caffè americano, altri nel mio studio con i piedi comodamente appoggiati sulla scrivania e lo sguardo che ogni tanto si perde a fissare la cupola dell’Achiropita, altri ancora sul divano in compagnia di Shula, la seconda gatta, che più che essere una gatta sembra l’incrocio tra un tenero peluche e un cane affettuoso, altri ancora a fine giornata, nel letto, quando Gabriella ha già chiuso gli occhi e la luce dell’abat-jour so che non le darà fastidio.
Inizio sempre con una lettura veloce delle notizie che riguardano la provincia di Cosenza per poi passare alle successive. Quando qualcuna cattura la mia attenzione mi soffermo a leggerla per intero altrimenti continuo a sfogliare, fino ad arrivare alla pagina di Corigliano-Rossano e qui mi concentro con attenzione, a volte arrabbiandomi per il poco spazio dedicatole e pensando :

“Com’è possibile che la terza città più popolata della Calabria viva, anche sui giornali, schiacciata dall’egemonia egoica del capoluogo cosentino?”
Qualche giorno fa, per fortuna, la sezione era intera e uno degli articoli trattava della rigenerazione dei “Vasci”, storico quartiere del centro storico di Corigliano, evidenziando tra le altre cose :
“L’area interessata dai lavori comprende una delle zone più antiche della città, ma anche tra le più spopolate e strutturalmente degradate. Negli ultimi decenni il progressivo abbandono del centro storico ha portato alla chiusura di molte attività commerciali…”
“il progetto punta a restituire decoro, sicurezza e nuove opportunità di sviluppo dell’area”
“....con l’obiettivo di restituire agli abitanti spazi di aggregazione sicuri e vivibili”
Nel leggere sento lentamente crescere in me l’ispirazione per una nuova storia; termino l’articolo ed ho la certezza che i Vasci saranno il passepartout narrativo per raccontare la storia di Adriana e di Anna.
Prendo il computer, le inseparabili cuffie e mi lascio cullare dalla musica di Einaudi che ho scelto per accompagnarmi in questa creazione.
Chiudo gli occhi e scrivo. Negli anni ho usato talmente tanto la tastiera che conosco il posizionamento delle lettere a memoria.
“Certo ogni tanto sbaglierò, ma ho deciso di scriverla così, rievocando le immagini che mi conducono per le strade del paese” penso prima di lasciarmi andare nella composizione.
Le dita del maestro si muovono sui tasti del pianoforte ed io con lui su quelli del pc.
Sono in auto con Gabriella in un sabato mattina d’inverno e stiamo percorrendo la vecchia statale 106 che conduce a Corigliano, lontani dal traffico della quotidianità.
Ci piace questa via: la magia dei verdi campi, le sinuose curve che ti cullano in un ritmo lento che sa di passato, gli stretti pontili e i lunghi silenziosi rettilinei, l’ingresso nel suo cuore per una strada che s’inerpica svelando l’immensità del nostro mare.
Chiacchieriamo di presente, sognando del nostro futuro quand’eccoci giunti al principio di via Roma; rallento per un attimo e poi accelero per affrontare al meglio la ripida salita che conduce fino alla sovrastante piazza del popolo.
Concentrato alla guida, per qualche secondo smetto di parlare e mi perdo nella decadente bellezza di una via che un tempo non lontano è stata il centro nevralgico del commercio coriglianese.
L’ascesa termina e all’improvviso mi rendo conto di aver visto qualcosa. Frastornato chiedo a Gabriella :

“L’hai visto anche tu quel quel negozio sulla destra un po’ più giù? “
“Si! Mi sembra sia un negozio di abbigliamento” mi risponde lei sorpresa.
“Che meraviglia! Dobbiamo assolutamente andare a conoscere chi si cela dietro questa storia” dico rimettendo in moto l’auto.
Quando entriamo veniamo accolti dalla gentile e solare commessa che nel ripiegare uno dei tanti capi delle collezioni ci informa che la titolare non è presente.
Mi faccio lasciare il recapito telefonico e non appena fuori dal locale la chiamo.
Sin dalle prime parole intuisco di aver incontrato una donna straordinaria, piena di vitalità che con coraggio ha deciso di lanciarsi in questa avventura tentando di dare nuova luce a una città che ama profondamente.
Dopo qualche settimana, come concordato, andiamo a trovarla per realizzare una piccola intervista, ci accomodiamo nell’ingresso e circondati dagli abiti colorati iniziamo la nostra chiacchierata.
L’animo di Adriana vibra di un turbine di colori ed emozioni, la sua voce è appassionata e riscalda la stanza.
Ha occhi scuri e profondi che brillano di entusiasmo, ma si velano di malinconia nel ricordare la famiglia lontana lasciata anni prima alla ricerca di un futuro migliore, quello stesso futuro che si augura i giovani della città possano realizzare qui, senza essere costretti, come tanti, a impacchettare i sogni in valigie erranti.
Il suo negozio appare come un faro di speranza che illumina il buio dell’abbandono e dello sconforto, incuneatosi oramai con radicalità tra i vicoli di questo luogo affascinante; vuole essere un messaggio di speranza per il domani e un attestato di amore verso un’arteria cittadina che negli anni ha visto sgretolarsi inesorabilmente il suo battito vitale.
Il faro indica la terra ferma ai naviganti e così Adriana indica ai suoi concittadini che rinascere è possibile.
“Rialzati Corigliano! Seguimi, aiutami! non lasciamo che l’oscurità si impadronisca di quanto i nostri padri hanno costruito con sacrificio!” sembra voler urlare mentre mi confessa che le piacerebbe aprissero un fioraio proprio davanti al suo negozio per amalgamare i colori degli abiti con quelli dei fiori e sentire nell’aria profumi di primavera.
L’intervista è ormai terminata e stiamo per salutarla quando ecco chiederci :
“Ma voi la conoscete Anna, la signora qui davanti?”
“No” rispondiamo prontamente.
“Beh allora venite, dovete assolutamente conoscerla” ci dice con un piede già sull’uscio.

Attraversiamo la strada e ci troviamo in una bottega in cui le mani, fidate amiche, s’intrecciano con i fili.
Accompagnate da aghi che tessono, nuove e preziose storie prendono vita.
Un caleidoscopio di colori si apre davanti a noi scaldandoci i cuori e sembra che i pochi passi fatti dal negozio di Adriana siano stati compiuti in una macchina del tempo che ci ha catapultati nei fasti della via Roma che fu.
L’arte antica del macramè che Anna ci presenta è un legame indissolubile con la tradizione marinara e questa figlia di Schiavonea è sorretta nel suo lavoro dal sogno che questo luogo possa diventare una fonte d’ispirazione, legando la tradizione alla modernità, connettendo il vuoto di oggi con il fragoroso pieno di allora.
“Non potevo aprire che qui. Amo riciclare, ridare vita. Vorrei regalare una vita nuova al paese intero” dice mentre ci mostra il suo ultimo lavoro.
I pescatori riparano le reti per una nuova nottata di pesca, Anna cuce per pescare giovani donne a cui insegnare. Ogni nodo è un frammento di passato che può trasformarsi in futuro, non è solo un’arte, ma è la possibilità concreta di creare nuove opportunità affinché questa terra non continui a svuotarsi.
In un mondo in cui tutti chiedono, pretendono, sfruttano, Anna semplicemente dona.
Più parliamo e più la travolgente energia di Anna ci conquista, come del resto, lentamente e inesorabilmente, sta conquistando le anziane signore che entrano:
“ Anche noi lo facciamo, sà?”
“Bene! allora venite qui e realizziamo qualche idea insieme” gli risponde Anna con l’accoglienza tipica di una donna le cui mani sono abituate a ricevere, proteggere e plasmare

All’improvviso riapro gli occhi e le immagini di queste due strabilianti donne lasciano il posto alla realtà.
Sono sul divano, il balcone è aperto, Renè sta guardando fuori dalla finestra, Einaudi suona “Fly” e il giornale è ancora accanto a me.
Lo prendo per un attimo nelle mani quasi volessi continuare a leggere l’articolo, ma decido di rimetterlo al suo posto.
Non ho voglia di sigle, di promesse, di numeri, di investimenti, di strategie in atto e di futuro che sarà.
La vera rigenerazione parte da storie come quelle di Adriana e di Anna che con le loro mani amiche creano sogni laddove tutti vedono solo incubi, laddove i più vedono rifiuti abbandonati loro vedono bellezza da salvare.
E allora sulle pagine dei quotidiani voglio leggere del coraggio di chi sceglie di restare, di chi si ostina a credere in un futuro diverso, perché da dove tutti scappano loro restano.
E resistono.



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