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Forciniti

  • Immagine del redattore: voci coro
    voci coro
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Mani che impastano da generazioni


Sono quasi le 6 del mattino, è venerdì Santo.

Alcune congreghe si sono già avviate dalle loro chiesette, altre ancora attendono che si faccia l'ora stabilita. Tra queste, due si incontrano puntuali, nello stesso posto, da anni, come un appuntamento fisso. Una è la congrega dell'arciconfraternita Maria SS Addolorata, l'altra quella di San Nilo.

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A fare da cornice a questo incontro è un particolare: il profumo di pane caldo appena sfornato, dei cornetti classici e a mo' di fagottino, delle pizzette al pomodoro, dei taralli e dei magici cudduri.

Il tutto proviene da uno storico laboratorio che regala delizie per il palato, delizie divenute ormai segno identitario della nostra zona, marchio culturale e gastronomico. Sulla tabella del vecchio locale resta la scritta "Il fornaio", mentre sulla nuova "Panificio Forciniti", a pochi metri di distanza, un particolare che mancava e sottolinea l'esistenza di coloro che continuano a garantire un nome e una qualità. Da quasi un secolo questa città assapora prelibatezze frutto del lavoro incessante di chi, svegliandosi nel cuore della notte e con sacrificio, riempie gli scaffali dei piccoli alimentari della zona, nonché il suo, situato nella parte opposta della strada e con all'interno un altro piccolo laboratorio.


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La famiglia Forciniti inizia ad impastare nel lontano 1929. Salvatore, nonno di Francesco divenuto poi erede dell'attività e maestro fornaio per eccellenza, avvia il laboratorio insieme al fratello Giuseppe. Successivamente nel gruppo entra anche Lorenzo (detto Agostino), il terzo fratello. I tre insieme lavorano per diversi anni, fino a quando Lorenzo decide di partire per Roma verso una nuova avventura e Giuseppe apre un'attività per conto suo, nei pressi di Porta Cappuccini, qualche metro prima della chiesetta di San Nilo. Salvatore invece trasferisce il tutto a Porta dell'acqua, sotto quella zona definita "u Turun". Quest'ultimo, cogliendo una nuova opportunità, decide a sua volta di approdare in una zona che stava crescendo dal punto di vista edilizio e che avrebbe permesso di allargare l'attività stessa. Dove? A "ru Trafor". E quella fu la destinazione finale di un maestro succeduto poi dalla figlia Serafina, attiva dal 1978 al 2022 e accompagnata per una parte di questo percorso dal marito Luigi (Gino). Nel 1986 si aggiunge il figlio di Serafina, Francesco, attuale erede che approdò nel laboratorio giovanissimo, appena diplomatosi, per inseguire un sogno che ancora oggi continua a deliziare i nostri palati, con l'ulteriore mano della moglie Carmela. Si diede vita così ad una vera e propria impresa familiare.

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I ricordi che legano i rossanesi a questa famiglia sono tanti. Il mio è fermo ai magici panini rotondi al burro ripieni con salame ungherese o prosciutto cotto, famosi negli anni '90 e che allietavano molti compleanni di bambini come me, un tempo festeggiati tra le mura della propria casa, con amici e parenti.

L'immagine di quei panini mi riporta ad un uomo che, con amore e pazienza, ha collaborato con la famiglia Forciniti, ed ora in pensione. Si tratta di Isidoro, il quale mi ricordava sempre che gli stessi panini erano destinati al compleanno del suo, di figlio, e mio grandissimo amico, Aldo. Amici nati lo stesso giorno a poche ore di distanza. Poi, in giro, continuo a chiedere e quelli più anziani mi parlano: della pizza rossa con la sardella, o con i "piscj salat"; dei cudduri enormi sotto il periodo pasquale che coronavano il laboratorio e gli scaffali del negozio per quanti se ne producevano; dei crustuli natalizi.

Un ricordo molto comune e che lega noi rossanesi.


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Ancora oggi, preso dalla voglia, entro in quel posto dai mille profumi, accolto dalla cordialità di chi continua a resistere, di chi è parte integrante della storia di questa nostra città e, soddisfatto, assaporo un pezzo di pizza al pomodoro, come da tradizione.

Sì, il sapore della tradizione che va custodito e, quindi, salvaguardato.


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