Antonio
- voci coro
- 17 dic 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Il gelataio gentile dagli occhi che sanno di mandorla

Immagino il suo laboratorio come quello di Willy Wonka, lo vedo lavorare sorridente con il suo grande cilindro in testa circondato da operosi "umpa lumpa" che tra balzi giullareschi e canzoni popolari aiutano il grande alchimista a preparare la nuova pozione magica dalla quale prenderà vita l’ennesimo gusto che sa di poesia.
Ci sono giorni in cui la curiosità mi assale, sento un vibrante fremito impossessarsi di me, vorrei avere la grazia di un ginnasta per saltare veloce dietro al bancone, correre verso quella porta ed entrare nel mondo segreto in cui Antonio realizza il suo celestiale gelato.
E invece rimango li, inebetito davanti a tutti quei colori, indeciso come sempre nello scegliere cosa mettere sul mio prossimo cono.
Mi trovo all’Esso, nella centralissima via Nazionale a Rossano Scalo, all’interno del bar della stazione di servizio, ancora sorpreso, nonostante siano passati già diversi anni, da quella conversazione tenuta con un amico:
“Dove posso mangiare un buon gelato?” chiesi io con quel consueto desiderio che mi accompagna da quando sono bambino. “Il miglior gelato lo trovi all’Esso” rispose lui con decisione.
“L’esso? Ma la benzina dici?” ribattetti scioccato per ciò che avevo udito.
“Si!” terminò lui perentorio.

Guardo le vaschette che contengono le tante prelibatezze del giorno e vorrei poter assaggiare ogni gusto perché ognuno mi connette a un ricordo che mi emoziona: c’è il caffè a rievocare la coppa del nonno che ero solito mangiare al bar del “cozzo” un quartiere del centro storico di Rossano dove, da bambino, trascorrevo le mie serate d’estate tra altalene e nascondini; ci sono nocciola e pistacchio che per anni sono stati la coppia inseparabile di coni e coppette, c’è il cioccolato che tanto piaceva a nonno e poi il torrone a catapultarmi nel clima natalizio con tutti i pranzi conclusi a sgranocchiare felicemente l’ultima confezione aperta.
Dietro di me si è creata una lunga coda, devo affrettarmi!
Finalmente mi decido ed indico i miei due gusti ad Antonio che con la consueta cortesia prepara il mio cono e me lo porge.
Appena assaggio “Benvenuti al sud” mi sento sopraffare dall’emozione, il nome spalanca le porte ai sapori.
Mandorla, pistacchio e arancio sono simboli di questo meridione straordinario che mi ha accolto e stretto in un lungo, intenso abbraccio.
Quando poi il palato assapora “Foresta nera” capisco da subito che cioccolato, amarena e pan di Spagna non me li dimenticherò tanto facilmente, è nata una nuova amabile dipendenza.
Il gelato giunge quasi al termine e un pizzico di malinconia mi coglie, come quando termina un capolavoro cinematografico e non vedi l’ora che venga annunciato il seguito.
Ma sono felice!

Ora so che cosa si cela nel laboratorio, vedo nitidamente quell’uomo dalla gentilezza di gattopardesca memoria immerso nel suo lavoro.
Ogni dì le sue mani operano alacremente, da quel primo giorno di quasi 30 anni fa nella scuola di arte gelataia in cui capì che quello sarebbe stato il suo futuro.
Che sia giorno o sera Antonio lavora con passione e ogni vaschetta è il risultato dell’amore verso il suo mestiere : è un artigiano che crea sinfonie di sapori che deliziano e invitano a lasciare andare l’oggi e ritornare per qualche minuto bambino.
Antonio e il suo laboratorio sono il luogo in cui s’incontrano sperimentazione e tradizione, il giardino segreto in cui l’esistenza del sud e di questa incantevole città prendono la forma e il gusto dell’ennesima pallina di gelato.
Qualunque sia la stagione il maestro del gelato s’ispira, sceglie con cura gli ingredienti e dipinge la sua tela di creme.
Mentre lascio la gelateria con il mio cono ormai svanito ripenso alle parole di quel mio amico e vorrei gridarle a tutti gli abitanti di Corigliano-Rossano, ma forse lo sto già facendo.



Commenti