Elvira e il suo gruppo
- voci coro
- 17 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Il rosario che cammina
Mi chiamo Gabriella.
Il mio nome è sempre stato un privilegio, ereditato da una nonna da nobili radici, una donna che non alzava la voce, ma faceva tremare la stanza.
Gabriella, come lei.
Il mio nome si adattava a tutti aveva infinite possibilità : da piccola ero Gas, Gassina, Gabriellina

Puoi togliere e mettere quello che vuoi a Gabriella. Una creatura fatta di soprannomi, forme leggere che evitavano il peso intero di quelle nove lettere.
Crescendo mi sono ribattezzata da sola, pezzi di nome, pezzi di me.
Ga. Gab. Gabi.
Incompleta, come lo ero io.
Sono stata mille volti in questi anni,senza dare mai troppo peso al mio vero nome.
Fino a quando è arrivata Elvira.
Ci siamo presentate. “Piacere, Gabriella”, le ho detto.
E lei si è illuminata.
“Un altro Arcangelo!”, ha risposto.
E in quel momento ho sentito il mio nome brillare come non mai.
Da quel giorno non faccio altro che pensarci. Gabriella, come l’angelo, annuncia.
Cammina davanti,ti mette al centro,che tu lo voglia o no. È un nome che non puoi più ignorare. Ti sfida. Ti guida.
E tutto questo l’ho capito grazie a Elvira. Perché è da lei che tutto è cambiato.
Elvira è una di quelle madri che portano la luce anche dove la luce sembra non voler entrare.
Cresce, con forza e con amore,un figlio speciale.
E da tre anni guida, con fede incrollabile, un gruppo di preghiera che accoglie chi vive nel silenzio della disabilità, nella fatica quotidiana, nel bisogno di non sentirsi escluso.

“Il gruppo è nato spontaneamente”, ci racconta.
Ogni sera, Elvira preparava un altarino sotto casa sua, nel rione San Michele. Recitava il rosario. Prima da sola. Poi si è aggiunta una vicina. Poi un’altra. E poi un’altra ancora.
Ma non tutti potevano beneficiare di quel dono. Così il gruppo ha iniziato a muoversi, portando la preghiera nelle case delle persone con disabilità, lì dove la mobilità fisica si ferma, ma la spiritualità continua.
E dove nemmeno le gambe possono arrivare, è arrivata la tecnologia: dirette streaming del rosario, per abbracciare anche chi è lontano, o semplicemente bloccato.
Ma il cuore del gruppo va oltre.La loro nuova missione è grande, potente, necessaria: portare i bambini con disabilità a messa, perché anche loro possano ricevere la Santa Benedizione.
Grazie al contributo prezioso di Don Pietro, ogni mese verrà celebrata una messa speciale dedicata interamente ai bambini con disabilità.
Per restituire dignità alle famiglie,per spezzare il muro della vergogna, per ridare valore a chi troppo spesso resta emarginato.

Durante il primo incontro con Elvira e il suo gruppo, abbiamo capito che lei non ci aveva soltanto accolti: ci aveva aperti ad altri nomi, altre esistenze.
Esistenze silenziose ma vive, che non cercano applausi, e che lasciano tracce profonde.
Come Pituzza, una signora anziana dalla voce divina, che ci ha fatto dono di canti popolari antichi. Lei porta con sé la memoria del passato e il battito di una fede che resiste al tempo.
Abbiamo parlato con Simona e Elena, condiviso sguardi e sorrisi con Maria, Angela, Achiropita, Carmela. Donne che esistono con intensità, anche quando le difficoltà sembrano non finire mai.

Abbiamo visto la determinazione di Isabella e Faustina, che con le stampelle camminano lente,ma sempre presenti, forti, coraggiose, necessarie.
Anche quel giorno erano lì.
Per esserci. Per accogliere. Per testimoniare.
Martedì 17 giugno, nella chiesa di San Pietro, questo gruppo riceverà un riconoscimento ufficiale.
Sarà un giorno di festa, di gratitudine, di memoria e di futuro.
Siete tutti accolti,con le vostre domande, le vostre fragilità, la vostra luce.
Con le mani piene o vuote, con il cuore stanco o acceso.
Perché questo gruppo è casa.
E come ogni vera casa, non lascia fuori nessuno.



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