Giornata della prevenzione
- voci coro
- 28 ott
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Una scelta ancora possibile
Mio padre si chiama Giuseppe e, da quasi trent’anni, svolge la nobile professione di infermiere.
Oggi è il coordinatore della “Dialisi” e, tutte le mattine, quando varca le porte del suo reparto, è ben consapevole di quello che incontrerà: i suoi pazienti, persone che vivono attaccate ad una macchina.

Non per scelta ma per necessità.
Tra aghi, flussi, numeri sui monitor, turni da pianificare, le sue mani si muovono sicure e le giornate sono scandite da prassi operative che consentono alla vita di continuare.
Rituali che trascinano delle esistenze.
E’ un uomo taciturno mio padre, parla solo se interpellato e difficilmente lascia trapelare le sue emozioni. Eppure ho percepito tante volte i suoi pensieri: essere accanto, stare di fianco, sostenere coloro che combattono la battaglia della malattia il pensiero ricorrente, accompagnato da quello sguardo malinconico.
Dalla consapevolezza che, tra il rumore sommesso delle pompe e il respiro regolare dei pazienti, ogni giorno medici, infermieri, tecnici sanitari difendono la vita dalla dimenticanza.
“Se solo fossimo arrivati prima”.

Prevenzione in Italia, infatti, è una parola scomoda, che spesso arriva dopo: dopo il dolore, dopo la paura, dopo la malattia.
I dati attestano come la spesa sanitaria italiana per la prevenzione sia ancora scarsa e la partecipazione attiva ai programmi di screening ancora limitata: circa un terzo degli italiani non effettua controlli e si registrano notevoli disparità territoriali nelle performance.
E’ ancora evidente, quindi, il divario tra consapevolezza e pratica.
Per rimpicciolire questa discrepanza, domenica 26 Ottobre, in Piazza Bernardino Le Fosse, diverse associazioni del territorio, su iniziativa de “Il Seme che Germoglia”, si sono date appuntamento per una giornata dedicata alla prevenzione ed alla salute, aperta a tutta la cittadinanza.Stand informativi, punti di ascolto, screening gratuiti e momenti di confronto hanno animato la giornata e la piazza, grazie alla presenza di medici volenterosi, si è trasformata in un piccolo “ospedale a cielo aperto”, dove la cura ha assunto i lineamenti delicati dell’incontro.
Non c’erano camici bianchi e pazienti, ma persone che si prendevano cura le une delle altre.
Tra piantine colorate, volantini e sorrisi, qualcuno si è sottoposto ad un esame gratuito, qualcuno ha semplicemente chiesto un consiglio. Qualcun altro ha soltanto osservato, senza proferire parola, forse senza capire fino in fondo, ma con un seme piantato.

Perché la prevenzione funziona anche così: quando l’incontro è semplice, umano, e la cura appare non solo nei macchinari ma nel tempo e nello sguardo che un medico ti concede.
E allora ho pensato a mio padre e tutti coloro che ogni giorno stanno accanto, non al centro ma al fianco, a ricordare che contare, monitorare, prevenire non sono soltanto verbi tecnici ma un atto quotidiano di fiducia. Perché la vita non dovrebbe dipendere da una macchina ma da una scelta: quella di ascoltare il proprio corpo, di dare fiducia, di prendersi tempo per sé.
E allora ho pensato che mio padre, con il suo turno, le sue mani che si muovono sicure alle sei del mattino, rappresenta un monito e un invito: la malattia non è sempre e solo destino, la salute non è solo assenza di sintomi.
È un progetto quotidiano.
È un’occasione che possiamo ancora scegliere.



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