Angeli di CoRo
- voci coro
- 18 feb
- Tempo di lettura: 3 min
La voce dei senza voce
La città alle luci del primo mattino appare come l’Eden (Gen.2,8-10) : “ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare” si innalza nelle vaste distese che costeggiano le strade.

Sembra di percorrere un santuario naturale, ma l’albero del male cresce anche in questa biodiversità eccezionale.
Il male dell’abbandono si annida ovunque. Li trovi nei campi di ulivi, nelle periferie, dietro i supermercati, accanto ai cassonetti, lungo la riva del mare, ai bordi delle strade, nei vicoli dove nessuno guarda, nelle “campagne”.
Quante volte ho dovuto sentire: “Mi serve un cane per la campagna”.
Cani che spesso vengono dimenticati, cani che si lasciano dietro ad un cancello chiuso, ad una corda troppo stretta al collo, ad una portiera sbattuta in faccia.
Cani che restano lì immobili un po’ a guardare, a dirsi:
“Magari torna”
“Magari è uno scherzo, un gioco nuovo.”

Poi camminano, avanti e indietro e di nuovo avanti senza sapere dove, l’odore non c’è più, arriva il vuoto, la paura. Gli occhi si fanno opachi, il pelo si incolla alla pelle. Il caldo brucia l’asfalto d’estate, il freddo taglia il respiro d’inverno. La fame non è più fame: è un dolore sordo, poi più niente. Solo debolezza, solo attesa di qualcuno che non tornerà più.
Ma a volte un angelo arriva, si china, dice qualcosa che non serve capire e porta un odore nuovo: non di morte, non di ferro, non di asfalto.
Hanno tutti nomi diversi gli angeli di CoRo: Stefano, zia Maria, Rosa, Doris, Erica, Pina, Giovanni, Mirea, Anna, Antonella, Ilenia, Lorena,Emy, Debora, Lucia, Rossella, Teresa, le Gemelle Conforti, Hanna Laura, Cinzia, Falda, Elisa, Mario, Lina, Giancarlo, Bina, Carlo, Domenico.

Non portano una divisa, non aspettano applausi, ma sono sicura che tutti hanno le ginocchia sbucciate, i bagagliai carichi di croccantini e qualche vecchia coperta o asciugamano sul sedile posteriore.
Gli angeli di CoRo escono anche sotto la pioggia battente, inventano rifugi con niente, attraverso i social si connettono con il resto del mondo perché queste anime senza voce meritano un posto sicuro.
Vivono tra speranza e rabbia, tra il desiderio di salvare la loro terra e la consapevolezza che la loro terra non vuole essere salvata.
Tutti hanno il telefono sempre in tasca, perché da un momento all’altro può arrivare una chiamata:

“C’è un cane investito sulla 106”
“Hanno lasciato sei cuccioli in una scatola”
“C’è un branco affamato a Schiavonea”.
La strada li conosce, sono quelli che si fermano quando tutti passano oltre. I cani li riconoscono da lontano, li annusano nell’aria prima ancora che arrivino.
La loro è una missione. Un bisogno che non si spegne, che tiene svegli la notte.
Non si lascia indietro nessuno, mai.
E non è solo cibo, non sono solo cure. È dignità, è presenza. È restare accanto a chi non ha più nessuno .A volte non c’è più niente da fare e allora si piange in silenzio, ma bisogna andare avanti comunque, perché ce n’è sempre un altro, sempre uno in più.
In Calabria il randagismo è così: un fiume carsico che scorre sotto la pelle della normalità.
“E la soluzione qual è? “

Nessuna, o sempre la stessa. I fondi regionali ci sono, si dice, ma poi si perdono chissà dove. Le sterilizzazioni si fanno, ma non bastano mai. I canili dovrebbero accogliere, ma diventano gabbie senza uscita. Le strade di CoRo si fanno cimitero di corpi morti di fame, di caldo, di veleno, di solitudine.
In Calabria il randagismo è una condanna. I numeri aumentano alla stessa misura delle promesse.
Oggi, mentre Corigliano-Rossano si risveglia e la luce accarezza ogni angolo di vita, si scrive una storia diversa, quella di chi non si ferma a guardare pensando:
“se ne occuperà qualcun altro”
“provo a fare una storia e postarla su Facebook così qualcuno può intervenire”

ma di chi agisce con un’azione concreta, con donazioni costanti, con un aiuto vero perché alla domanda : “Di chi è quell’anima senza voce?” gli angeli di CoRo rispondono senza esitazione:
"È nostra. È di tutti noi."
Perché un cane abbandonato non è solo un cane. È una vita spezzata, un’anima che chiede solo di esistere, di essere vista, di non essere dimenticata.
E allora, finché ci sarà anche solo un respiro da salvare, una ciotola da riempire, una carezza da donare, loro continueranno, senza aspettare, senza voltarsi dall'altra parte perché non si lascia indietro nessuno.
Mai.
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