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La Madonna Achiropita

  • Immagine del redattore: voci coro
    voci coro
  • 12 ago
  • Tempo di lettura: 2 min

Il volto eterno della devozione rossanese



La storia civile e religiosa di Rossano ha un cuore pulsante: l’icona della Madonna Achiropita, “dipinta da non mano umana”, che da tempo immemorabile veglia sulla città dalla Cattedrale.


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L’immagine, di origini antichissime, raffigura la Vergine con il Bambino sul braccio sinistro. Gesù, con la mano destra poggiata sul petto della Madre, benedice alla maniera orientale; con la sinistra stringe un rotolo chiuso, forse il Vangelo. Prima della fine del XII secolo, la tradizione la conosceva come Odigitria – “colei che indica la via” – e solo in seguito prese il nome di Achiropita.

Passeggiando tra i vicoli spettacolari del centro storico, si avverte l’affetto profondo che il popolo rossanese nutre verso questa immagine. È un amore antico, custodito anche nelle parole di una preghiera in dialetto che si tramanda di generazione in generazione:

"Maronna mia e ra Carupita, tu n’aiuti e ni gaviiti;e ni pozzi liberare e guerre, terremoti,peste e fame.Sempre stenni la tua manu e rifènnici a Russanu: speranz’e ra nostra vita.Santa, Mamma e ra Carupita. Maronna mia e ra Carupita e ru celu si’ scorpitae de l’angeli ‘ncurunata: tutti i bisogni nostri ti sianu arriccummannati."


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Ogni anno, il 14 agosto, il simulacro viene portato in processione tra le strade della città, alternando il percorso tra la parte alta e quella bassa del centro storico. La vigilia, il 13 agosto, è un giorno di preparativi intensi: nei rioni si allestiscono altari con fiori, candele e immagini sacre; i balconi si vestono di coperte colorate che formano archi sopra le vie. È un momento di vera partecipazione popolare, in cui ogni famiglia offre il meglio di sé per onorare la Madonna.

Durante il mese dedicato all’Achiropita, le celebrazioni in Cattedrale iniziano all’alba. Ogni mattina, le navate si riempiono di fedeli: anziani, famiglie, giovani, tutti uniti nel raccoglimento e nella preghiera. Il profumo dell’incenso si mescola alle prime luci del giorno, i canti corali riempiono lo spazio sacro, e l’icona dall’altare maggiore osserva silenziosa, come se accogliesse uno a uno i suoi figli.

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Il programma è ricco: novene, rosari meditati, concerti di musica sacra, incontri culturali e momenti di testimonianza, che trasformano l’intera città in un unico grande santuario a cielo aperto.

Ma le processioni dell’Achiropita non si limitano all’estate. Il 25 aprile, la città la porta in spalla in segno di gratitudine per lo scampato pericolo del terremoto del 1836, quando – narra la leggenda – la sua intercessione salvò Rossano dalla distruzione. E ogni 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, la statua percorre di nuovo le vie: ricordo del miracolo del 1741, quando, durante la messa di Natale, la Madonna si manifestò visibilmente a tutti i presenti.


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In questo intreccio di storia, fede e tradizione, colpiscono le parole di un’anziana donna, incontrata davanti all’icona, con gli occhi lucidi di emozione:

"A Maronna a sentim ntru cor. Un cà tena nu problem si rivolgiasempre ara Maronna, è come na mamma."


E forse è proprio qui il segreto dell’Achiropita: non è solo un’immagine sacra, ma la Madre di un intero popolo, rifugio e speranza per Rossano da secoli.


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