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Vincenzo

  • Immagine del redattore: voci coro
    voci coro
  • 15 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 12 mag


Dove le forbici sfiorano l'anima


Mio padre ha una capacità d’inventiva che mi lascia ogni volta a bocca aperta, come quel giorno in cui entrai nel suo garage e mi fece vedere un sistema di funi e carrucole che in un battibaleno portò la mia bicicletta sul soffitto.

Rimasi sbalordito dal quel marchingegno e il mio cuore lo accumunò al grande Leonardo, portandomi a pensare :“Mio papà è un genio!”


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Questo pensiero negli anni non si è mai affievolito, perché Geppo non ha mai perso occasione di mostrarmi il suo talento cristallino nel prendere oggetti dati per morti e riportarli in vita o nell’assecondare le mie richieste con la sua consueta tempestività.


Pittore, idraulico, imbianchino, giardiniere, elettricista o muratore. Con quelle mani gli ho visto fare di tutto eppure quello che ho sempre amato è il Geppo parrucchiere.

Sin da bambino mi ha sempre affascinato l’inconfondibile suono delle forbici mosse rapidamente tra le sue mani che con precisione chirurgica sfoltiscono il capello del cliente di turno avvolto nella candida mantella, stretta al collo da papà dopo averla fatta volteggiare in aria con la leggiadria del miglior torero.


È attraverso questo nobile e antico mestiere, appreso da fanciullo in una bottega del centro storico di Rossano, che ho potuto apprezzare l’estro creativo di mio padre raggiungere l’apice della genialità, come quando dodicenne entrai per la prima volta in quel locale sotterraneo in cui era riuscito a ricreare un vero e proprio negozio.Partendo da uno stentato lavandino erano lentamente apparse poltrone per i clienti, giornali per l’attesa e finanche la radio diffusione grazie ad una vecchia autoradio da incasso, tramutata per magia in un impianto audio da far invidia a tanti tecnici del suono.


Sarà per questo che appena entrato nel negozio di Vincenzo, affacciato sull’erta, decadente, ma affascinate via Roma, ho sentito un’emozione tracimante risalire dallo stomaco e stagliarsi nel mio vivo e sognante sorriso, caratterizzato da quell’unica guancia arrotondata, segno inconfondibile della mia gioia di fanciullesca memoria.


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È quasi mezzodì e Vincenzo sta ultimando il taglio di uno sei tuoi tanti, affezionati clienti mentre sulla sedia, in attesa e accompagnata dal genero, c’è la signora Maria che da anni si affida alle cure attente di questo geniale Figaro coriglianese.

Qualche minuto dopo, seduta sulla poltrona e felice per la consueta riuscita del lavoro, confesserà :


“Un giorno mi sono rivolta a uno dei migliori parrucchieri di Corigliano, ma mi ha rovinato i capelli. Da allora vengo solo qui!!  

Su uno sgabello è seduto Gerando, amico di vecchia data, intento a scherzare con Vincenzo, e le loro battute mi catapultando in un festoso gioco a due che mi ricorda i meravigliosi duetti comici di Pozzetto e Celentano.


Da perfetto padrone di casa Vincenzo mi accoglie e appena varcata la soglia il profumo dell’incenso che brucia mi riappacifica con l’universo tutto, che in quel momento sembra essere racchiuso dolcemente all’interno di quelle pareti. 

Mi bastano pochi attimi e i primi racconti di Vincenzo per capire che quella che immaginavo come una piccola intervista diventerà una storia, quella che sto scrivendo in questo istante.


Perché in quello spazio e in quel tempo c’è tutto ciò di cui ho bisogno.


C’è Dio nell’aria, c’è Gabriella ad immortalare, come sempre, ogni istante, c’è il fragore delle risate al gusto di Andrea, il mio miglior amico, c’è l’acconciatura dell’anziana signora a ricordarmi quella soffice di nonna e poi c’è l’istrionica simpatia di Vincenzo.


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I suoi racconti mi divertono e mi affascinano, lo guardo lavorare ammaliato, attendendo il seguente aneddoto.Mi racconta dell’apertura del negozio nel lontano 1979, del suo non aver mai voluto abbandonare il centro storico, della sua collezione di lame per rasoio e delle boccette di pregiato profumo ancora intatte, mi parla dei giochi di prestigio che si diverte a fare , delle bandiere esposte, dei paesi in cui è stato e di quelli che sogna di visitare, dell’angolo delle fotografie che immortalano attimi di gioia con clienti e amici, delle vecchie tecniche usate da barbieri e parrucchieri di un tempo, del passato di via Roma, delle tante spassose serate trascorse in compagnia del suo grande amico che cerca di rubargli la scena rispondendo al posto suo alle domande che i tanti gli pongono, dei suoi clienti che lo raggiungono anche da fuori città, di Giorgio Barone che tanti anni prima era il commerciante suo dirimpettaio : “se vuoi fare un affarone compri solo da Barone!”.


È un vortice inarrestabile, un fiume di ricordi e parole che inonda la stanza, è un ballerino di Flamenco che danza al ritmo della chitarra di Paco De Lucia, piroettando sinuosamente tra i capelli di donna Maria e noi spettatori che, attoniti, godiamo della destrezze delle sue movenze e ci cibiamo delle sue parole che nutrono l’anima.


L’esperienza che si vive insieme a lui è un viaggio mistico di purificazione. 

Vincenzo si prende cura dei lunghi capelli e delle barbe incolte, rigenerando nel contempo il nostro spirito; pettine e forbice sono il mezzo con cui questo artista abbraccia calorosamente le vite di coloro che si affidano alla sua arte.


Avrei voluto abbracciarlo anche io, forse l’ho fatto con i miei sorrisi, o forse no…poco importa.. nel mio prossimo, stretto abbraccio con mio padre chiuderò gli occhi e un pezzetto di calore lo donerò al ricordo del barbiere di Via Roma.

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