top of page

Voci in Coro 4.0

  • Immagine del redattore: voci coro
    voci coro
  • 22 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Retrospettiva di un cambiamento 

ree

“Ma tu che lavoro fai?”


Non ricordo le volte che mi è stata posta questa domanda, ma so bene le difficoltà che ho incontrato, e continuo a incontrare, nel cercare una risposta che per una volta non lasci negli occhi del mio interlocutore quel senso di sbigottimento e d’incredulità per aver ricevuto, a distanza di anni, una "supercazzola" degna del miglior Tognazzi.


Ho provato rigirando immediatamente la domanda al malcapitato di turno, con la speranza che la sua risposta mi potesse dare un aggancio affinché, la mia, sembrasse sensata.

Ho tentato la via più lunga partendo dal Giappone del post-guerra così come la fuga dalla scomoda situazione, millantando una chiamata improvvisa.


Negli ultimi periodi mi ritrovo a parlare del me stesso lavoratore come se fossi un medico di base :


“Vedi, se ho la soluzione per quel particolare problema dell’azienda allora gliela offro, altrimenti lo mando dallo specialista”


Immaginarmi con il camice bianco mi fa stare bene, mi fa sentire importante, ma so che anche questa soluzione non eviterà che quel fumetto sulla sua testa continui a riportare la scritta :


“Ma quindi, questo qui, che lavoro fa?”


Si! È complicato descriverlo.

Faccio fatica, ma mi piace il mio lavoro, sopratutto facilitare le retrospettive: momenti di confronto di un team durante i quali ci si ferma - non è affatto scontato farlo in un mondo, come del resto quello lavorativo, che corre così spedito - si analizza quanto fatto e si trovano insieme le azioni per migliorare la quotidianità lavorativa.


Qualche anno fa dopo un diverbio con Gabriella ricordo di averle detto “Amore e se facessimo una retro ogni tanto?”, ma il tentativo di introdurre questa pratica nella vita di coppia naufragò miseramente lasciando in eredità solo simpatici sfottò di nostri cari amici.


Eppure a distanza di anni Gabriella, in questi mesi di duro lavoro, più volte a provato a dirmi:


“Sai, credo che dovremmo fermarci e ragionare. Prenderci una pausa e fare una retrospettiva”


Ma io, preso dal desiderio di non interrompere il ritmo settimanale di pubblicazione delle storie, le ho dato poco ascolto pensando, erroneamente, che i nostri continui confronti sul tema bastassero a darci l’opportunità di ispezionare al meglio il nostro operato e cogliere le criticità su cui intervenire.


Ne abbiamo parlato davanti a una pizza, nel letto prima di addormentarci, in auto viaggiando verso i nonni o abbracciati in acqua cullati dalle onde. Eppure aveva ragione Gabri, necessitavamo di un momento dedicato, non distratti da rumori di fondo per osservare con cura il recente passato di questo, per noi incantevole, progetto.


E così abbiamo fatto, cogliendo gli aspetti su cui lavorare e facendoci stupire da quanto di buono siamo a riusciti a creare e che ci teniamo, qui, a condividere con voi :



  • gli occhi lucidi di Antonio e Vincenzo mentre gli leggevamo la storia 

  • scoprire le bellezze nascoste della città

  • il martedì della pubblicazione, da giorno un po’ dimenticato della settimana a momento atteso con tanta trepidazione

  • sentire per strada le persone che ci guardano e ci chiedono “ma voi siete Voci in CoRo”?

  • l’emozione di Adriana, ospite della San Benigno, nell’ascoltare i nostri racconti

  • l’ingegno e il coraggio di commercianti che si reinventano, cambiano pelle per trasformare le difficoltà in opportunità

  • Ernestina che con la sua chiave ci ha aperto le porte di una chiesetta e del suo cuore

  • la luce unica delle persone che, davanti a un obiettivo, riscoprono di avere un valore, di contare davvero

  • i commenti di mamma dopo ogni storia che, settimanalmente, mi spingono ad andare avanti nonostante la fatica

  • Marco che ogni volta che lo incrociamo ci dice “ma la nostra storia quando esce?”

  • la forza sottile che trattiene le persone a questa terra; non hanno molto, eppure ogni giorno combattono come se il mondo intero dipendesse da loro

  • la meraviglia di luoghi nascosti, di una bellezza sacra, curata con la stessa attenzione ai dettagli di un quadro di Caravaggio. Una porta sverniciata, una pianta sul balcone, il riflesso della luce sulla pietra. Ogni cosa respira, ogni cosa ti dice: guarda, sono qui



L’ultimo punto dell'elenco merita, però, uno spazio tutto suo, perché è la finestra sulla “Voci in Coro” che verrà. 

Qualche mese fa abbiamo conosciuto Luigi, Simona, Gina, Carmen, Aldo e Antonio; giovani restanti, amanti ardenti di una terra che ogni giorno difendono,  con gli occhi ricolmi di entusiasmo, il cuore pulsante di appartenenza e parole dolci per stemperare il cinismo imperante.

Si sono mossi verso di noi e noi verso di loro, come due ballerini che danzano e si cercano, si sfiorano e si sollevano, volteggiano e si guardano.

Cullati dalla medesima musica i nostri occhi si sono riconosciuti e hanno deciso di accompagnarsi in questa avventura.


Dopo mesi io e Gabri non siamo più un duo.


Da oggi siamo un coro, Voci in Coro.


Post recenti

Mostra tutti

Commenti


bottom of page